E ora lasciate giocare i grandi...!


Esattamente un anno fa scrivevo su queste pagine una riflessione intitolata Dove va la birra artigianale italiana? Qui segnalavo che a mio parere  i vari soggetti in campo non sembravano avere imboccato la strada giusta per la risoluzione dei problemi del settore.

Ora abbiamo una ulteriore novità, ossia l'"apertura" ai microbirrifici di Assobirra, con alcuni produttori di primo piano (Baladin su tutti) saliti sul carro di Confindustria. Si è scritto su più fronti circa le motivazioni di tale passaggio, che non esiterei a definire epocale per il mondo birrario italiano: più servizi in appoggio ai piccoli, una ricaduta positiva di immagine alle multinazionali che non riescono a fare partire i consumi pro capite italiani (gli ultimi in Europa). Forse c'è dell'altro... ma continuo a non capire cosa hanno in comune Petrognola e Sab Miller.

In ogni caso gli appassionati si dividono su più fronti: i "duri e puri" del "mai col nemico" che ha ridotto la bevanda alla "66 da muratore" e che tentando di fare "cultura birraria" realizza siti e comunicati scialbi e zeppi di banalità, luoghi comuni e falsità; i possibilisti del "non mi interessa che fanno i micro, basta che la mia birra preferita sia sempre di qualità e a minor prezzo"; gli attendisti del "stiamo alla finestra" a vedere gli sviluppi.

Di certo è evidente che Assobirra è entrata ove c'era da tempo un deserto, ossia una inesistente  associazione di categoria dei birrifici "artigianali". Unionbirrai ha avuto a lungo la chance di occupare tale spazio e l'ha sprecata. Sarà il suo de profundis, sollecitata da Assobirra dal lato professionale e da MoBI dal lato appassionati/consumatori?

Personalmente sono tra quelli che attendono alla finestra, anche se rimango molto perplesso nel vedere allo stesso tavolo afieri della artigianalità e incravattati marketing manager che non discernono tra un detersivo ed una bottiglia di birra (tanto è sempre brand, market positioning, consumer surveys...); sono comunque convinto che questa novità non muterà per nulla le questioni del semplice consumatore: diffusione del bere consapevole, della cultura birraria, miglior accesso  alla varietà dell'offerta, diminuzione dei prezzi.

Davide Bertinotti